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lunedì 30 maggio 2011

La storia di tre sorelle


Nita è una delle studentesse che ha frequentato il corso di sartoria organizzato in Nepal da Pangea e ZYP. Dopo il corso, ha chiesto un prestito al Centro Donna per acquistare la macchina da cucire. Nel villaggio tutti la conoscono perché quando ha acquistato la macchina sono tutti andati religiosamente a farle visita per vederla. Cuce per la sua famiglia e per i vicini di casa la mattina presto e la sera perché di giorno fa i lavori domestici e lavora la terra che affitta. Ha tre bambini piccoli, il marito l’ha abbandonata lasciandola senza niente qualche tempo fa e, beffa della sorte, a casa con lei vive la suocera di cui continua a occuparsi. Il corso di cucito per lei è stato di grande aiuto. 

Kunta, è la seconda di due sorelle, non è ancora sposata, vive con sua madre in una tipica casa rurale nepalese, fatta di fango e paglia immersa nella vegetazione verdeggiante della pianura alla frontiera con l’India, il Terai. Ha seguito il primo corso di sartoria e poi ha chiesto un prestito al Centro Donna per acquistare una macchina da cucire. Cuce per i vicini di casa e per la sua famiglia. È contenta e vorrebbe migliorare il suo livello di apprendimento. Ha una stanzetta minuscola tutta sua, non ci si entra in tre persone tanto è piccola. È il suo piccolo regno, dove si siede e cuce nel silenzio della natura intorno a lei.


Da due settimane è tornata a casa anche la sorella maggiore di Kunta: ha partorito una bimba da poco e il marito non ha visto di buon occhio la nascita di una femmina e ha mandato la moglie a casa da sua madre per non essere infastidito i primi periodi della nascita. Oggi il saper cucire di Kunta rappresenta una speranza di autonomia in più per tutte loro.

lunedì 23 maggio 2011

felici e sostenibili? si può fare!

Ho appena finito di leggere "La Felicità Sostenibile" di Maurizio Pallante ed è stata davvero una lettura illuminante, che non posso che suggerire a tutti i lettori di questo blog. Il libro parte dalla crisi economica che stiamo vivendo da vivere come un momento drammatico ma come un'opportunità per giudicare il nostro attuale stile di vita e valutare con maggiore onestà se non sia arrivato il momento di scoprirne uno nuovo: quello della decrescita felice.

La nostra società, e con essa la nostra vita quotidiana, è ossessionata oltre ogni immaginazione dal mito della crescita a tutti i costi. Pensiamoci bene: aumenta la produzione di automobili? Ottimo! Aumenta la raccolta differenziata? Eccellente! Aumentano gli acquisti di non importa cosa? Eccellente!

Eppure, a pensarci bene, crescita del PIL e del benessere non viaggiano necessariamente a braccetto, anzi in alcuni casi possono persino essere inversamente proporzionali. Prendiamo la raccolta differenziata: certo, un incremento della raccolta di plastica è un'ottima cosa, ma non sarebbe ancora meglio produrre meno flaconi di plastica in assoluto, magari ricorrendo ove possiamo ai detersivi alla spina o all'acqua del sindaco? Produrremmo meno plastica, meno inquinamento e saremmo tutti più felici perché ridurremmo il tempo che dobbiamo giustamente dedicare alla raccolta differenziata. Eppure se prendessimo solo il PIL come strumento di misura, una riduzione della quantità di imballaggi equivarrebbe a una sua riduzione. E giù annunci allarmistici dei media e delle istituzioni sulla necessità di rilanciare gli acquisti!

Il libro riesce a smascherare in maniera assolutamente convincente la pericolosità di una mentalità PIL-centrica che mette al centro l'aumento a tutti i costi della produzione, dimenticandosi completamente di altri parametri per misurare il benessere di una popolazione e offre suggerimenti e indicazioni concrete per decrescere felicemente.

Basta poco a pensarci bene: ridurre l'acquisto di alimenti confezionati (chissà dove e con quali costi in termini di inquinamento, poi) e recuperare il piacere di cucinare, anche il pane che poi non richiede tutto quel tempo che pensiamo; preferire prodotti e realtà produttive locali, ridurre il ricorso all'automobile preferendo in sua vece mezzi pubblici o quei servizi di condivisione sempre più diffusi come il car o il bike sharing. Così facendo risparmieremo denaro, da spendere su quei prodotti e servizi che davvero non possiamo fare da soli, e ne guadagneremo in qualità della vita. Vuoi mettere un pezzo di pane fatto in casa con uno comprato al supermercato?

"La Felicità Sostenibile" di Maurizio Pallante, Ed. Rizzoli.

venerdì 20 maggio 2011

I risultati di ZYP in Nepal

Continua la pubblicazione di una case history di imprenditoria solidale che ci riguarda da vicino perché ha visto coinvolti noi di ZYP, la Fondazione Pangea e una comunità di donne nepalesi. Per farsi un'idea di cosa vuol dire franchising solidale.


Alle fine del corso di sartoria, quasi tutte le venti donne che lo avevano frequentato hanno richiesto il microcredito per avviare una propria attività. Non essendo sufficiente il fondo di microcredito a disposizione del Centro Donna, non tutte hanno potuto usufruire di un prestito ed avviare l’attività che desiderano. 
Diverse di loro a questo punto hanno  deciso di svolgere l’attività di sartoria all’interno delle mura domestiche, cucendo per i vicini e i propri familiari. 

Anche se questa attività non le rende completamente autonome finanziariamente, si tratta comunque di un importantissimo aiuto poiché consente loro di arrotondare le magre entrate familiari e risparmiare sull’acquisto di nuovi abiti. 
Sette delle studentesse del corso di taglio e cucito hanno aperto un vero e proprio negozio di sartoria nelle diverse aree di maggiore mercato dell’area di Chakachaki.



Ci sono infine delle donne che vogliono aprire una cooperativa tutte insieme appena ne avranno la possibilità finanziaria e si saranno migliorate nel cucito. Vorrebbero poter sostenere in parte, con le loro entrate, le attività del Centro Donna, a supporto delle donne che hanno subito abusi, sono state abbandonate o che hanno bisogno di aiuto.



lunedì 16 maggio 2011

Senegal, nuovo slancio all'imprenditoria femminile

Ogni tanto fa piacere parlare di Africa non solo in occasione dell'ennesimo appello o dell'ultima emergenza umanitaria ma per condividere una bella notizia. Come che il ministro senegalese dell'Imprenditoria femminile e della microfinanza, Seynabou Ly Mbacke', ha stimato nell'equivalente di oltre 146 milioni di euro i fondi necessari per la realizzazione di un piano di azioni prioritarie per la messa a punto di una strategia nazionale per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile. 
L'annuncio e' stato fatto in occasione della presentazione ai media locali del documento ad hoc per la strategia di sviluppo dell'imprenditoria femminile. Il ministro ha spiegato che la valutazione del fabbisogno finanziario e' scaturita da "un'attenta analisi dei bisogni delle imprenditrici sia in ambito urbano sia rurale, rapportati agli indici nazionali di sviluppo dell'imprenditoria femminile".

venerdì 13 maggio 2011

In Nepal, per dare dignità alle donne

Continua la pubblicazione di una case history di imprenditoria solidale che ci riguarda da vicino perché ha visto coinvolti noi di ZYP, la Fondazione Pangea e una comunità di donne nepalesi. Per farsi un'idea di cosa vuol dire franchising solidale.


Il progetto che ha visto coinvolte
 
è iniziato a dicembre 2008 e si è svolto per tutto il 2009 ed 
ha fornito supporto al centro di sartoria del distretto di Jhapa. Nello specifico, i
l progetto prevedeva una formazione di taglio e cucito, per 11 donne, della durata di un anno intero, suddiviso in due semestri. 
In corso d’opera, il Centro Donna di Chakachaki ha deciso di offrire questa opportunità ad un numero maggiore di donne per soddisfare le numerosissime richieste che erano pervenute.


Ad oggi sono venti le donne che hanno conseguito nell’arco di due diversi semestri il corso di primo livello di sartoria. Il primo corso di livello base per 11 donne (che poi al termine del corso erano divenute 10) è iniziato nel dicembre del 2008 fino a Giugno 2009; il secondo corso per dieci donne è iniziato nell’agosto del 2009 e terminato del dicembre 2009. In totale venti donne hanno frequentato e portato a termine il corso di sartoria di primo livello.

lunedì 9 maggio 2011

imprenditoria solidale a Salvador de Bahia

Come forse ormai sapete ZYP è l'unico esempio di franchising solidale, nel quale ogni anno una parte delle entrate viene utilizzare per finanziare un progetto all'insegna della solidarietà. Proprio come Cooperativas Populares, il progetto per la ristrutturazione di una cooperativa sartoriale già operante a Salvador de Bahia, già finanziata dalla comunità europea ma senza risultati significativi, probabilmente a causa del suo posizionamento in una favela. In questo caso ZYP ha deciso, dopo una consultazione con gli zypper che poi sarebbero i nostri franchisee, di destinare al progetto 20.000,00 euro, grazie ai quali è stato possibile inserire la cooperativa in un circuito nazionale di produzione e distribuzione, attraverso la creazione di un brand in collaborazione con una nota stilista brasiliana, Goya Lopes. Nel progetto, durato 6 mesi, erano previste figure professionali come due laureate brasiliane, una addetta al marketing e una alla qualità. Grazie ai fondi di ZYP sono state anche comprate stoffe e materiali necessari per produrre i capi che saranno venduti nel negozio. Per quanto riguarda il negozio, abbiamo fatto una piccola ristrutturazione del locale, che comprende la realizzazione di un camerino, la abilitazione del bagno, la verniciatura ed il ripristino della vetrina.

lunedì 2 maggio 2011

Un esempio di imprenditoria solidale

Inauguriamo a partire da questo post la pubblicazione di una case history di imprenditoria solidale che ci riguarda da vicino perché ha visto coinvolti noi di ZYP, la Fondazione Pangea e una comunità di donne nepalesi. Per farsi un'idea con un esempio concreto di cosa vuol dire franchising solidale.


La maggior parte delle donne nepalesi ha possibilità davvero limitate di dedicarsi a un mestiere al di fuori dei lavori domestici, della cura degli animali, se ne posseggono uno, o dell’orto. Solitamente nelle aree rurali, come nell’area di Chakachaki, in cui è stato realizzato questo progetto, le donne non hanno particolari occasioni per apprendere o coltivare specifiche capacità professionali e dipendono per tutti i loro bisogni, come per quelli dei figli, dal reddito del marito.




L'obbiettivo di questo progetto era dare a donne una formazione professionale nell’ambito della sartoria, con la prospettiva di fornire loro uno strumento di reddito ed emancipazione per loro e la loro famiglia. Guadagnare dei soldi e contribuire in tal modo alla formazione del reddito mensile della famiglia permette a queste donne di acquisire maggiore fiducia in sé stesse e di recuperare il dovuto rispetto all’interno della famiglia e della comunità in cui vivono.


Curiosi di conoscere più nel dettaglio come si è articolato questo progetto? Continuiamo a parlarne su questo blog la prossima settimana!